“La vita è breve. Concediti un’avventura.” Questa, la frase rivolta agli utenti che visitano per la prima volta il sito Ashley Madison.
Il sito, come riporta l’home page, è “il nome più famoso nel campo degli incontri extraconiugali” [..],”l’agenzia di incontri al di fuori del matrimonio più conosciuta” [..], “ la migliore piattaforma per incontrare amanti ideali e per avventure extraconiugali” [..], “il sito più famoso per incontri discreti tra individui sposati”. La discrezione, quindi, il vero punto di forza di un portale che fino a pochi mesi fa si preparava a sbarcare sulla Borsa di Londra e che vanta 37 milioni di utenti registrati nel mondo.
Per accedere ai servizi è necessario iscriversi ed inserire i propri dati personali: nome utente o pseudonimo, codice postale e paese, data di nascita, attuale rapporto coniugale, durata desiderata di un rapporto, altezza, peso, statura, sesso, indirizzo e-mail e, infine, numero della carta di credito, nel caso in cui l’utente decida di avvalersi di alcuni servizi supplementari che il sito offre solo a pagamento.
In pratica, dati sensibili relativi ad un impressionante numero di utenti, molti dei quali italiani.
Dati, tutti, violati.
Negli ultimi giorni, infatti, il sistema di sicurezza del portale è stato hackerato e le informazioni sensibili degli utenti pubblicate online e rese accessibili a chiunque. Non tutte, ancora, ma la minaccia degli hacker è quella di allargare la ‘crepa’ fino a quando i gestori del sito non provvederanno definitivamente ad oscurarlo. Intanto, oggi, è sufficiente consultare un banale motore di ricerca appositamente creato sul web, inserirvi l’indirizzo e-mail di un proprio conoscente, amico o fidanzato e verificare se quell’e-mail sia stata o meno utilizzata ai fini della registrazione su Ashley Madison.
Facile immaginare l’enormità dei danni che ne derivano. I quotidiani già riportano casi di separazioni coniugali, ricatti, suicidi, oltre alla notizia di milionarie class action nei confronti della società che gestisce il sito, la canadese Avid Dating Life Inc.
Quest’ultima sembrerebbe il vero bersaglio del gruppo di hacker che ha rivendicato l’accaduto pubblicando un comunicato in cui sostiene di aver agito per ragioni di natura “morale”, da individuarsi non solo nei servizi offerti dal sito e dal suo dichiarato intento di promozione di relazioni extraconiugali, ma anche in una asserita frode che il portale porrebbe in essere nei confronti dei suoi utenti.
In effetti, pagando un importo di 19 dollari, il portale concede la facoltà (riportata anche nelle note legali del sito) di eliminare in modo permanente l’esistenza dei propri account e dei propri dati identificativi. Tuttavia, nonostante la promessa di un servizio che assicuri una maggiore (se non assoluta) tutela della privacy, i dati identificativi dei circa duecento mila account cancellati, a pagamento, in modo ‘permanente’, sono rimasti conservati nella memoria del sistema e, di conseguenza, resi pubblici.
Nel frattempo, per limitare l’inarrestabile circolazione di dati, l’azienda canadese – rivendicando su di essi il proprio copyright – ha intimato ai siti che li divulgano di rimuoverli immediatamente dai propri portali, nell’intento di applicare, per quanto possibile al caso di specie, il Digital Millennium Copyright Act (DMCA), normativa statunitense a tutela dei contenuti coperti da diritto d’autore.
Avv. Ginevra Proia
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