La sentenza resa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea lo scorso 13 maggio ha confermato ancora una volta come cresca sempre di più l’attenzione delle istituzioni e degli utenti alle violazioni della privacy sul web.
Di pari passo cresce anche l’offerta fatta da parte di alcuni providers di servizi meno invadenti e più attenti alla tutela – appunto – della riservatezza.
È questo il caso di DuckDuckGo, motore di ricerca della Pennsylvania, che nel tentativo di confrontarsi con la concorrenza di colossi quali Google, Yahoo e Bing ha puntato proprio sul tema della privacy; “We don’t collect or share personal information” è questo il cavallo di battaglia del sito, che promette, da un lato, di non effettuare il c.d. “search leakage“, cioè non consentire che le ricerche degli utenti vengano registrate e trasmesse agli altri siti internet, dall’altro lato, di non tracciare né registrare la c.d. “search history” dell’utente.
Fonte: LaStampa.it