La rivoluzione è in corso e si chiama Internet of Things! Il riscaldamento che si accende grazie ad un’app sullo smartphone, il frigorifero che segnala gli alimenti terminati e li acquista on-line, i veicoli ‘parlanti’ che segnalano ai conducenti lavori in corso, incidenti, ingorghi e che in caso di pericolo imminente frenano da soli, le wearable technologies (tecnologie indossabili), tutto questo assieme a migliaia di altre applicazioni da utilizzare nelle smart cities è Internet of Things (IoT).

Con IoT si indicano, in particolare, infrastrutture nelle quali innumerevoli sensori sono progettati per registrare, processare, immagazzinare dati localmente e dialogare tra loro sia nel medio raggio, mediante l’utilizzo di tecnologie a radio frequenza, sia tramite una rete di comunicazione elettronica.

I dati relativi ‘all’invasione’ degli oggetti interconnessi che dialogano tra di loro e con gli uomini sono impressionanti: se nel 2014 sono stati circa 19 milioni i dispositivi di wearable technology venduti nel mondo, di cui oltre 600 mila solo in Italia, entro il 2020 saranno 25 miliardi gli oggetti intelligenti collegati.

I servizi dell’IoT richiedono, per poter esser erogati, la raccolta e la gestione di dati relativi a comportamenti, abitudini, preferenze e stato di salute di utenti spesso inconsapevoli, con l’effetto di consentirne l’identificazione, diretta o indiretta, mediante la creazione di profili anche dettagliati.

Proprio alla luce dei molteplici rischi relativi all’utilizzo dell’Internet of Things, quali la profilazione, il monitoraggio analitico del comportamento degli utenti ed anche ad un potenziale condizionamento dei comportamenti degli stessi, il Garante della Privacy ha deciso di avviare una consultazione pubblica per effettuare una puntuale valutazione del fenomeno, al fine di poter tutelare gli utenti, nel corso dell’intero ciclo vitale del prodotto o della fornitura del servizio, richiamando come paradigma applicabile le strategie basate sul c.d. approccio di privacy and data protection by design, come descritto nel report pubblicato dall’European Agency for Network and Information Security.

L’iniziativa del Garante della Privacy non è isolata nel panorama mondiale, infatti segue quella effettuata dalla Commissione Europea del febbraio 2013, quella della OFCOM (l’Autorità delle comunicazioni elettroniche britannica) del luglio 2014, quella della statunitense Federal Trade Commission del gennaio 2015 nonché quella sui sevizi Machine to Machine promossa da AGCOM lo scorso 3 aprile.

La rivoluzione in corso va compresa e disciplinata per non lasciare che sia la stessa rivoluzione a dettare le regole per ignari utenti che sognano l’auto senza pilota e la casa autopulente.

Avv. Vincenzo Colarocco

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