Un nuovo fronte caldo per Facebook: le authority di Belgio, Francia, Germania, Olanda e Spagna hanno aperto inchieste per valutare l’uso (e l’eventuale abuso) da parte del social network dei dati sensibili degli utenti. Anche il New York Times ha in questi giorni scritto che “le leggi europee sulla protezione dei dati personali sono più restrittive in Europa che negli Stati Uniti”, evidenziando come le autorità europee stiano analizzando tutti i siti che contengono il bottone “I like” (o “mi piace”), in quanto Facebook utilizzi i dati degli utenti anche estrapolandoli da questi siti e non esclusivamente dal proprio.

La risposta del colosso americano non si è fatta attendere: il responsabile public affairs di Facebook, Richard Allan, ha definito “senza senso” il fatto che 28 Paesi debbano dare diverse interpretazione della medesima legislazione, e che ragionevolmente di ciò beneficeranno gli Stati con una legislazione sulla privacy più permissiva.

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